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ARTIFICIAL INTELLIGENCE

Creatività e Intelligenza Artificiale: esempi e teorie del perché una macchina non può essere considerata un’artista

Le intelligenze artificiali potranno mai sostituire l’essere umano in tutte le sue caratteristiche, compresa la creatività?

Intelligenza artificiale e machine learning ricoprono oggi un ruolo fondamentale nella vita delle persone, grazie allo sviluppo di sistemi sempre più avanzati e ispirati alla maniera umana di pensare, agire, risolvere e creare. Proprio per questo, viene naturale chiedersi se sia lecito accostare un termine come creatività, così fortemente connotato dalla nostra sensibilità di esseri viventi, a qualcosa di artificiale come una macchina o un software.

Per dimostrare che la creatività ci permetterà di restare sempre al centro dei processi di apprendimento automatico, ne andremo a esaminare le peculiarità e ogni causa di incompatibilità con altre forme di intelligenza.

L’intelligenza artificiale può essere considerata un’artista?


Per rispondere con piena coscienza a questa domanda, iniziamo col fare un passo indietro nel tempo e nel nostro ragionamento.

Siamo a Vienna e corre l’anno 1913. All’interno di una delle sale da concerto più eleganti al mondo, mentre l’orchestra sta eseguendo un brano sotto la direzione del maestro Schoenberg, scatta una rissa furiosa tra i presenti, inorriditi dalla inusuale e innovativa performance musicale. Nel caos più totale, l’organizzatore del concerto colpisce con un pugno tale Oscar Straus, gesto per il quale viene subito arrestato. Durante il processo che ne deriva, Straus afferma ironicamente che il pugno ricevuto poteva essere considerato come il suono più armonioso di tutta la serata.

Per quanto questa storia faccia sorridere, la realtà storica è molto differente: il direttore d’orchestra Arnold Schoenberg, infatti, viene oggi considerato come uno dei più creativi e autorevoli compositori del ventesimo secolo. L’innovativo metodo dodecafonico ideato da Schoenberg, che rivoluzionò le regole della composizione musicale tradizionalmente intesa, potrà anche non essere apprezzato da tutti, ma ha certamente modificato la maniera in cui le persone percepiscono la musica. Questo è il motivo per cui possiamo - a buona ragione - considerarlo un artista innovativo e creativo, tanto che le sue tecniche sono state in seguito utilizzate per la scrittura delle più svariate tipologie di opere, dalle colonne sonore dei film fino agli assoli dei grandi jazzisti.

Facciamo chiarezza: cosa si intende per creatività?


La creatività sia una delle qualità più misteriose e, allo stesso tempo, maggiormente degne di nota di tutta l’esistenza umana. Ma come possiamo definirla in modo chiaro?

In primo luogo, è doveroso specificare che per creatività non si intende soltanto innovazione. Anche un gatto che si ritrova a camminare sulla tastiera di un pianoforte è in grado di comporre casualmente una sequenza innovativa di note, ma non possiamo certo affermare di trovarci davanti a un’espressione creativa. Peraltro, la creatività possiede anche un forte legame con i tempi: ciò che viene apprezzato come creativo in un determinato periodo storico, potrebbe essere percepito come ridicolo o folle in un’altra epoca.

Qualsiasi idea, dunque, per essere considerata creativa, deve necessariamente essere accettata dalla comunità in cui viene espressa. Attenzione però: non è necessario che il riconoscimento sia universale. Come è accaduto a Schoenberg e a tanti altri artisti, potrebbero volerci anni - o secoli - affinchè le proprie idee vengano infine considerate creative. Il punto è che, di converso, se un’innovazione non viene mai accettata, non possiamo a buon senso parlare di creatività.

Riassumendo, possiamo definire la creatività come la capacità di creare qualcosa che sia innovativo e che venga riconosciuto come tale dalla comunità.

Molti individui, tra cui alcuni studiosi, tendono a sostenere che, visti i passi da gigante compiuti in questi anni dall’intelligenza artificiale, presto saremo tutti rimpiazzati dalle macchine per ogni aspetto della nostra esistenza, compresa la creatività. Si parla di computer con un intelletto nettamente superiore all’uomo in ogni campo di applicazione, tale per cui saremo sostituiti di sana pianta nello svolgimento di qualsiasi attività intellettuale.

Quindi in futuro saremo davvero soppiantati dalle macchine?


Possiamo davvero credere che queste congetture siano realistiche, visto e considerato quanto detto finora a proposito del concetto di creatività? I nostri migliori artisti e intellettuali saranno un giorno sostituiti dalle macchine? Siamo destinati ad assistere alla demolizione del concetto di Human-in-the-Loop (leggi questo articolo del nostro blog per approfondire il tema), secondo cui l’uomo rappresenta il perno insostituibile intorno al quale ruota l’attività di machine learning?

La risposta è molto semplice: assolutamente no. La prestazione creativa dell’essere umano non può soccombere in alcun modo ai progressi tecnologici, a causa del suo indissolubile legame con la società, che abbiamo visto essere uno degli aspetti che ne definisce la più profonda essenza.

Affermare che qualche futura tecnologia di machine learning avrà fantastiche capacità sovrumane è pura speculazione, non rappresenta certo un ragionevole spunto di riflessione. Se restiamo ancorati alla realtà del presente, infatti, ci rendiamo conto che l’uomo deve restare al centro del processo di machine learning per permettere alla tecnologia di risolvere problemi concreti e di studiare, sulla base di tali problemi, soluzioni innovative. Solo la creatività umana può consentire un salto di qualità: dal semplice learning, al concetto più ampio e profondo del dreaming.

Qualche esempio pratico sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale


Per comprendere ancora più a fondo il motivo per cui non possiamo affidare il processo creativo a una macchina, per quanto intelligente essa sia, possiamo formulare qualche ipotesi relativa a differenti settori del sapere umano.

Prendiamo il caso del gioco degli scacchi. A partire dai primi tentativi di Alan Turing, sono stati ideati molteplici sistemi di intelligenza artificiale capaci di giocare un’intera partita. La consacrazione dell’efficacia di questi programmi fu la vittoria nel 1996 del computer Deep Blue, sviluppato da IBM, contro il il campione del mondo russo Garry Kasparov, che fece scalpore in tutto il mondo.

Possiamo dunque affermare che Deep Blue possiede un talento creativo? Certo che no. Non si tratta di un computer in grado di giocare a scacchi come un essere umano, utilizzando creatività e intuizione, ma di una macchina che valuta sistematicamente 200 milioni di possibili mosse al secondo, riuscendo a vincere unicamente grazie alla sua potenza di calcolo. A tal proposito, lo stesso Kasparov dichiarò: “Deep Blue era intelligente allo stesso modo in cui la tua radiosveglia è intelligente. Non che aver perso da una radiosveglia da 10 milioni di dollari mi faccia sentire meglio.”

Lo stesso discorso resta valido anche in ambito musicale, dove nessun algoritmo di machine learning potrà mai essere considerato un compositore innovativo, come il maestro Schoenberg citato nelle prime righe di questo articolo. Questo perché le persone non possono considerare il risultato di un atto arbitrario o del calcolo matematico come espressione di creatività.

Ecco perché solamente un essere umano può essere considerato a buona ragione come un artista creativo e il machine learning non può prescindere dalla persona intorno alla quale svolge le proprie funzioni.

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