CLOUD TRANSFORMATION
Siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale. O è troppo presto per parlarne?
Human-centricity, sostenibilità e resilienza. Secondo l’Unione Europea, sono questi gli assi attorno ai quali si sviluppa il paradigma dell’Industria 5.0. Una prima definizione di una nuova rivoluzione che, più che sovvertire radicalmente uno status quo con nuove soluzioni, sembra piuttosto porre le basi per amplificare e integrare le caratteristiche distintive dell’Industry 4.0, lungi dall’essere ancora giunta alla sua piena maturazione.
Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Transizione Industria 4.0 del Politecnico di Milano, il trend della digital transformation è in costante aumento, specialmente con riferimento a quello che viene definito Industrial IoT, l’integrazione di sensori e dispositivi connessi a Internet nel processo di produzione capaci di generare dati, poi in grado di alimentare l’Intelligenza Artificiale in tutta la supply chain. Una sorta di fase embrionale, propedeutica allo sviluppo di quelle soluzioni complesse che rappresentano l’essenza della Smart Factory.
Se da un lato, come abbiamo appena visto, la raccolta dei dati è una realtà ormai consolidata nel settore manifatturiero, dall’altro c’è ancora molto da lavorare sull’implementazione di progetti che ne sfruttino le potenzialità. Il mercato degli strumenti quali Industrial Analytics, Cloud Manufacturing o Advanced Automation ad oggi non ha registrato il picco di investimenti che ci si aspetta invece nei prossimi anni. Lo stesso vale per le tecnologie di interfaccia uomo-macchina avanzate, necessarie allo sviluppo concreto delle visioni e delle aspirazioni legate all’Industria 5.0.
Il paradigma 4.0 non ha dunque soddisfatto del tutto le sue ambizioni, ma sicuramente ci sono tutti i presupposti perché ciò accada. Si pensi infatti alla realizzazione dei Digital Twin, che ne rappresentano concettualmente un punto di arrivo. L’adozione di una rappresentazione virtuale e digitale del mondo aziendale e dei suoi processi, asset in grado di portare a un livello superiore la capacità decisionale e previsionale, è in pieno boom: secondo uno studio di Gartner nel 2021 il 26% delle aziende ha già implementato soluzioni Digital Twin, mentre il 59% le sta adottando o ha intenzione di farlo nell’arco del prossimo anno.
Come anticipato, le prime definizioni di Industry 5.0 introducono una visione che non soppianta la precedente, ma la sviluppa su un piano differente e collegato. Ieri il focus era sulle macchine e sulle tecnologie, oggi si sposta sulle persone. Si mira a rendere effettiva e funzionale la connessione tra i sistemi intelligenti e l’uomo. Proprio per questo, i dati analizzati nel paragrafo precedente fanno sorgere il dubbio che sia presto per parlarne: viene logico pensare che prima di lavorare sull’integrazione di uomini e processi, si debba costruire la giusta infrastruttura IT.
In realtà, questo è vero solo in parte. Injenia sostiene da anni l’importanza fondamentale di un approccio umano-centrico alle nuove tecnologie. I bisogni e gli interessi delle persone dovrebbero già essere al centro di ogni processo aziendale, indipendentemente dalla questione tecnologica. Le macchine e la tecnologia sono al servizio di tali esigenze, partendo sempre dal presupposto che solo l’intelligenza umana può guidare quella artificiale verso gli obiettivi di business. Fin qui niente di nuovo, dunque, ma gli esperti dell’UE hanno delineato ulteriori caratteristiche dell’Industria 5.0, che invece non sono realizzabili allo stato attuale dell’arte nel manifatturiero.
Tra le promesse della digitalizzazione avanzata del 5.0 non c’è solo quella di una tecnologia che si adatta alle persone, riqualificando la risorsa umana all’interno del contesto industriale. Nuove esigenze emergono dal panorama odierno, rendendo necessario un pronto sviluppo anche in termini di sostenibilità e resilienza.
Oggi più che mai all’ambiente servono tecnologie per l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, lo stoccaggio dell’energia e l’autonomia. L’industria deve essere in prima linea nell’adozione di processi che siano in grado di riciclare e preservare le risorse naturali, nonché ridurre al minimo sprechi e rifiuti, minimizzando l’impatto ambientale. In questo contesto, entra in gioco una risorsa che invece non si esaurisce mai, al contrario aumenta costantemente: i dati. Insieme a questi, l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning sono strumenti in grado di ottimizzare il processo produttivo e remare con forza verso un’industria sostenibile.
Il concetto di resilienza, infine, è strettamente legato ai problemi esterni che negli ultimi anni hanno minato il substrato della produzione industriale. Secondo il documento redatto dall’UE, è necessario che questa diventi più “robusta” e possa resistere alle crisi, attraverso catene di valore strategico sufficientemente resilienti, capacità di produzione adattabile e processi aziendali flessibili.
Il paradigma 5.0 non rappresenta dunque una vuota dicitura frutto di menti creative, ma piuttosto un fine da perseguire con tenacia e determinazione. Questo perché costituisce un passo in avanti rispetto ai vantaggi del 4.0, che si sedimentano, spingendo l’industria verso un ecosistema realmente smart. Un ambiente che mette al centro le persone, che sono in costante interazione con altre persone, dati e tecnologie.
Injenia sostiene questi obiettivi da prima che il termine Industry 5.0 fosse coniato: nel tempo ha realizzato numerosi progetti di innovazione per le principali imprese italiane e offre soluzioni specifiche, come CARL Berger-Levrault, per l'Asset Management, l'ottimizzazione dei processi di manutenzione e delle attività nel plant.
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