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Report | Il toolkit del CDO per sbloccare i dati e trasformarli in intelligenza per il business

Injenia ha presentato gli strumenti e le best practice per rispondere alla sfida della monetizzazione dei dati.

Bologna, 30 giugno 2021 - Injenia ha partecipato all’evento CDO - Chief Data Officer 2021, Roadmap to a Data-Driven Company organizzato da IKN, con uno speech tenuto da Gianni Parini, Head of Data Unit di Injenia. L’obiettivo era presentare strumenti e best practice per abilitare la digital transformation data-driven e portare le aziende a:

  • aumentare il fatturato e promuovere l’innovazione attraverso una data science semplificata;

  • ottenere un’infrastruttura serverless e una riduzione dei costi usando la Google Cloud Platform, la più innovativa Cloud Data Platform sul mercato;

  • interpretare e comunicare i dati attraverso interfacce conversazionali semplici e intuitive.

“Non è la giornata del dato, qui si parla di strategia.”

Così ha esordito Michael Saruggia, consulente in ambito intelligenza artificiale che ha moderato l’evento. In una situazione di grande evoluzione e cambiamento, come quella che le aziende stanno vivendo oggi, l'awareness e l’interesse verso i dati sono molto presenti. Il problema è che i processi di gestione dei dati spesso rimangono un puro virtuosismo tecnologico e le informazioni estrapolate non riescono ad arrivare alle figure chiave che decidono la direzione del business.

Il roi del tuo processo di data science è direttamente proporzionale a quanto riesci a portare i dati vicino a chi prende le decisioni.

Il compito del Chief Data Officer (CDO) è proprio quello di riuscire a “monetizzare” i dati raccolti, utilizzandoli per migliorare i propri prodotti e servizi, avvicinarsi sempre di più ai bisogni dei clienti e creare partnership virtuose. Per farlo è fondamentale favorire nuovi percorsi di diffusione di una cultura data e analytics-centric all’interno della propria realtà, sfruttando le competenze e tecnologie che trasformano i dati grezzi in conoscenza e informazioni pronte per essere condivise.

Ecco perché parliamo di Chief Data “Monetization” Officer

Il dato è oggi la materia prima del business, come il petrolio, ma a differenza di esso non si esaurisce mai. Anzi cresce esponenzialmente. Occorre capire dunque come gestire tutte le fonti di dati per ottenere la conoscenza necessaria per prendere le giuste decisioni di business. Ecco che, in questo contesto, il CDO deve passare dall’essere una figura prettamente legata al reparto IT ad assumere il ruolo di Chief Data Monetization Officer.

Il toolkit del CDO: tre aree di intervento

La Google Cloud Platform gestisce tutte le fasi del ciclo di vita del dato. Presenta numerosi servizi che le aziende possono comporre per realizzare l’architettura dati desiderata. Google Cloud è il leader, per ricerca e investimenti, nella creazione di motori per sistemi di sviluppo open source altamente performanti ed enterprise. La soluzione GPC in particolare, è stata progettata secondo gli stessi standard di sicurezza che Google Cloud riserva alle sue applicazioni più utilizzate come Gmail o Maps e presenta le seguenti caratteristiche:

  • servizi serverless

  • una suite di tecnologie Machine Learning e di Intelligenza Artificiale già integrati

  • un approccio zero lock-in

  • Hybrid e Multi cloud per creare architetture più ampie e che coinvolgono cloud di diverso livello.

Durante l’intervento, Gianni Parini ha sottolineato come proprio la GCP sia la risposta di Google Cloud a tre vantaggi che la figura del Chief Data Officer può portare al business:

La riduzione dei costi

Scegliere per i propri progetti di analisi dati dei servizi serverless su cloud significa liberare il CDO dall’obbligo di avere competenze IT. Non dovendosi più occupare di gestire anche le problematiche strutturali legate ai server, è possibile mantenere un focus molto più specifico solo sui dati in sé, dimenticandosi di tutti gli aspetti legati all’infrastruttura e ai suoi costi. BigQuery, il servizio per migrare sul cloud il data warehouse aziendale, consente di investire il 100% del tempo nell’analisi e nell’individuazione di insight utili.

L’approccio alla Google Cloud Platform permette inoltre di iniziare a mettere a sistema i propri processi di data analisi senza nessun investimento iniziale. Un elemento importante per quelle aziende che tardano a partire proprio per il costo che comporta l’infrastruttura iniziale. In questo caso, i servizi di Google Cloud risultano fin da subito pronti all’uso e il costo upfront pari a zero. La spesa successivamente dipenderà esclusivamente dal consumo delle risorse.

L’aumento del fatturato

Grazie alle tecnologie di Machine Learning e Intelligenza Artificiale, Injenia è in grado di supportare il Chief Data Officer nella creazione di nuovi insight di business. Per rispondere alle diverse esigenze che contraddistinguono le aziende, Google Cloud ha studiato una serie di applicazioni e servizi per la gestione del dato.

In particolare sono presenti soluzioni che supportano il cliente a diversi livelli di maturità:

  • pronte all’uso, già allenate e i cui dati sono forniti da Google Cloud stesso;

  • pre-addesttate, dove i modelli sono forniti da Google Cloud e il cliente può utilizzare i propri dati per renderli customizzati;

  • avanzate in cui sia i dati che gli algoritmi vengono forniti dal cliente che può usufruire della massima potenza dell’infrastruttura di Google.

Per lo sviluppo custom è inoltre possibile affidarsi a TensorFlow, uno strumento open source che gira sulla migliore infrastruttura cloud presente sul mercato, quella di Google Cloud. Sempre all’interno della GCP le aziende possono scegliere soluzioni classiche di Business Intelligence come Looker che introduce un livello livello semantico utile a trasformare i dati raccolti in informazioni parlanti.

La collaborazione uomo-macchina

Una fase fondamentale dei processi di analisi dati nelle aziende riguarda la condivisione del dato. Il CDO però si scontra spesso con tre problematiche legate a questo aspetto:

  • i dati oggi sono ancora visualizzati, commentati e condivisi attraverso un monitor e questo condiziona le modalità con cui vengono comunicati;

  • in azienda il dominio dei dati è ancora nelle mani dei soli esperti, chiunque all’infuori del reparto IT fa fatica non solo a comprendere i dati ma anche a riceverli;

  • le classiche dashboard non permettono di prendere un certo tipo di azioni.

Per ovviare a queste problematiche, Injenia propone piattaforme per la visualizzazione e la condivisione dei dati, come i Data Virtual Assistant che sfruttano tecniche di Natural Language Understanding e sistemi conversazionali come DialogFlow per permettere la fruizione dei dati attraverso il linguaggio umano. In questo modo ogni persona in azienda può interrogare la propria piattaforma tramite il richiamo vocale o una semplice chat.

Sofidel, una storia di successo

Durante l’intervento è stata presentata la success story di Sofidel, il cui obiettivo era sviluppare una data platform per ottimizzare le attività di marketing sui clienti, andando a integrare tutti i dati congelati nei silos aziendali all’interno di un sistema cloud. Injenia ha costruito un’infrastruttura che permette di raccogliere, archiviare, pulire, classificare, analizzare, visualizzare e, infine, usare tutti i dati a valore dell’azienda rispetto all’intera area EMEA, con un costo iniziale praticamente nullo grazie alla tecnologia serverless e su cloud.

L’unione delle tecnologie best in class e la visione che mette l’uomo al centro è oggi la chiave per un business coeso che cresce perché sa in primo luogo dove andare a investire la propria energia e risorse. Ecco perché l’approccio di Injenia parla ai CDO, veri e propri intermediari tra il dato e il business, unendo competenza tecnologica e creatività a favore di un nuovo modo di guardare, parlare e vivere i dati in azienda.

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